LE ABITUDINI VIZIATE

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Le abitudini viziate del distretto orale giocano un ruolo importante nel determinismo di numerose malocclusioni e sono correlate dall’età del soggetto (che influenza la plasticità dell’osso) dalla durata, dalla frequenza, dall’intensità delle forze esercitate. Eliminare precocemente le abitudini viziate può determinare il ritorno ad una occlusione normale: è quindi necessario individuarle il più precocemente possibile per evitare l’instaurarsi di danni permanenti, risolvibili solo con terapie ortodontiche complesse e di lunga durata. A questo scopo, nel corso della visita del bambino, è opportuno che lo specialista indaghi a livello anamnestico e ricerchi con l’esame obiettivo le abitudini “viziate” più frequenti quali: respirazione orale, deglutizione infantile, succhiamento del dito o del ciuccio.

La respirazione orale

La respirazione orale è caratterizzata da un’alterazione della fase inspiratoria, la causa è da ricercare in un’obliterazione del rino-faringe, anche parziale, riferibile a situazioni congenite (ostruzione nasale congenita, atresia delle coane, malformazioni del setto nasale, mancata perforazione delle narici, malformazioni dell’ala del naso) o acquisite (ipertrofia linfatica adeno-tonsillare, deviazioni del setto nasale, ipertrofia dei turbinati di origine allergica o causata da infezioni croniche della mucosa, riniti croniche atrofiche, tonsilliti ipertrofiche, poliposi, sinusiti croniche).

È più frequente nei bambini con viso e spazio rino-faringeo stretti e allungati ed è responsabile di alterazioni a più livelli, locali e sistemici.

A livello orale si osserva disidratazione delle mucose, labbra screpolate e incompetenti, iperemia e ipertrofia gengivale. Il mascellare superiore è prominente e ridotto nei diametri trasversali, il palato è ogivale, l’occlusione è spesso caratterizzata da morso incrociato postero-laterale: è quindi frequente l’associazione tra respirazione orale e malocclusioni (II e III classe scheletrica). E’ frequente anche l’associazione con deglutizione di tipo infantile.

A livello nasale l’intasamento, causato dalla diminuita pervietà delle coane e dalla mancata eliminazione del secreto mucoso, favorisce la virulentazione della flora batterica con frequenti riniti, sinusiti, otiti croniche che aggravano il quadro respiratorio.

La respirazione orale è quindi in grado di determinare ripercussioni anche importanti sull’armonico sviluppo dello scheletro maxillo-facciale, di conseguenza è importante formulare una diagnosi precoce, un eventuale esame otorinolaringoiatrico, ed eliminare, quando possibile, le cause. Qualora, eliminati gli ostacoli locali, la respirazione orale dovesse persistere si può ricorrere alla rieducazione funzionale tramite interventi logopedici o espandere il canale respiratorio nasale tramite apparecchio ortodontico-ortopedico.

La deglutizione infantile

La lingua, per gli stretti rapporti che contrae con le ossa mascellari e con la muscolatura periorale e per le numerose e complesse funzioni in cui è coinvolta, gioca un ruolo importante nell’accrescimento delle basi ossee e nello sviluppo di un corretto rapporto tra le arcate dentali.

La posizione e i movimenti della lingua si modificano nel tempo con il passaggio dall’alimentazione liquida all’alimentazione semiliquida e solida; con l’eruzione degli elementi dentali il bambino acquisisce il meccanismo della masticazione.

Nei primi anni di vita la deglutizione è caratterizzata dalla interposizione della lingua tra le due arcate e dalla contrazione della muscolatura periorale, in particolare del muscolo mentale (deglutizione di tipo infantile).

Verso gli 8-9 anni, per il completamento dell’eruzione dei denti permanenti del settore frontale, per la progressiva diminuzione di volume dei tessuti linfatici della cavità orale (tonsille, adenoidi) e per l’accrescimento della mandibola, la deglutizione si modifica: la punta della lingua viene a contatto con la superficie palatina degli incisivi superiori e il corpo con il palato duro; le labbra sono a contatto in assenza di contrazioni della muscolatura periorale e del muscolo mentale (deglutizione di tipo adulto o somatica).

In circa il 30 % dei soggetti il meccanismo della deglutizione rimane di tipo infantile e questo avviene a  causa di numerosi fattori.

Il persistere della deglutizione di tipo infantile può causare l’instaurarsi di: malocclusioni (come il morso aperto -beanza anteriore), riduzione dei diametri trasversi dell’arcata superiore con conseguente sviluppo di morso incrociato latero-posteriore e laterodeviazione della mandibola.

Numerose sono le terapie proposte per correggere la deglutizione infantile. Secondo alcuni la terapia ottimale è quella miofunzionale, che utilizza esercizi di fisioterapia; altri propongono l’uso di apparecchiature ortodontiche fornite di griglia palatina per riportare forzatamente la lingua in una posizione più arretrata e palatale; altri ancora associano entrambe le tecniche, utilizzando gli esercizi per stabilizzare nel tempo i risultati ottenuti con la terapia ortodontica.

ll succhiamento del ciuccio o del dito

Rappresenta un’abitudine estremamente frequente nel bambino, interessa infatti il 75-95 % della popolazione in età infantile.

Si instaura molto precocemente, talvolta già in epoca prenatale (tra la 17° e la 32° settimana di vita intrauterina), e tende ad esaurirsi spontaneamente, verso il quarto anno di vita.

L’abitudine al succhiamento in questi anni può essere considerata come una fase fisiologica dello sviluppo neuro-motorio. Quando persiste oltre il quarto anno di età può essere interpretata o come comportamento regressivo, legato ad alterazioni della sfera affettiva, o come sintomo di nevrosi derivante da situazioni psicologicamente indesiderabili e da gravi stress; può, tuttavia, rappresentare semplicemente una risposta comportamentale appresa.

L’abitudine al succhiamento del ciuccio viene spontaneamente abbandonata in epoca relativamente precoce, più problematico è il succhiamento del dito, abitudine che perdura in un numero relativamente elevato di bambini, soprattutto di sesso femminile, fino agli 11 anni.

I problemi che possono derivare da un succhiamento protratto sono:

  • mancanza di contatto interdentale in sede incisiva e, nei casi più gravi, un morso aperto, per la ridotta crescita dell’osso alveolare;
  • persistenza di deglutizione infantile;
  • vestibolarizzazione degli incisivi superiori e aumento dell’overjet;
  • incompetenza labiale;
  • problemi masticatori e fonetici;
  • instaurarsi di malocclusioni (soprattutto nei soggetti in cui l’abitudine si protrae a lungo nel tempo).

Se l’abitudine “viziata” viene abbandonata prima dell’eruzione dei denti permanenti, molti dei problemi indicati vanno incontro a risoluzione spontanea.

Il momento ottimale per correggere questa parafunzione è l’età fra i 4 e i 5 anni, soprattutto nel periodo estivo, quando il desiderio di succhiare può essere rimosso da attività ludiche all’aperto; prima di intervenire è però necessario escludere la presenza di conflitti emotivi alla base del perdurare dell’abitudine stessa.

Per rimuovere il succhiamento possono essere utilizzate le seguenti tecniche:

  • somministrare rinforzi positivi (il bambino riceve un premio quando non succhia);
  • ridurre la gradevolezza derivante dal succhiamento (tintura amara sul dito, guantino di lana sulla mano…);
  • applicare dispositivi ortodontici in grado di impedire meccanicamente il succhiamento (griglia palatina fissata su una placca rimovibile o, nei casi di più difficile risoluzione, griglia palatina fissa, su arco palatino saldato a bande ortodontiche cementate ai molari).

L’approccio con il bambino che presenti questa parafunzione deve essere, da parte dei genitori, del pediatra e dell’odontoiatra, estremamente sereno; un’attenta valutazione del bambino sotto il profilo psicologico e odontoiatrico permette di individuare il momento e il modo idonei a sospendere il comportamento nel modo più atraumatico possibile.

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